Con la cover di Zagor “Zenit 666”, in edicola dall’ 1 ottobre, raccogli l’eredità di Gallieno Ferri. Come hai lavorato per mettere al tua personalità rispettando la tradizione?
Questa è la domanda delle domande. È un’eredità pesante: non puoi fare quello che vuoi. Affrontare un personaggio con una vita editoriale così lunga è molto difficile. Stilisticamente sono diverso da Gallieno Ferri, ma io sono un suo allievo. Ogni autore ha una sua personalità, ma devo rispettare certi paletti che impone la testata e che conosco anche io come lettore di lunga data di Zagor.
Eri un lettore di Zagor, ma quali altre letture hanno influenzato il tuo immaginario?
Ho sempre letto Zagor e Tex fin da bambino, fumetti e romanzi d’avventura. Io sono cresciuto con Indiana Jones. Amando il western prima lessi Zagor poi è arrivato Tex che mi hanno aperto un mondo. Da bambino nei boschi del lago di Como e mi immedesimavo nell’eroe solitario in mezzo alla palude.
Fumettisti si nasce o si diventa. Quali qualità servono?
Determinazione e fortuna. Io ho sempre disegnato poi ho conosciuto Claudio Villa che abitava in un paese vicino al mio e ho cominciato a portargli i miei disegni. Lui è stato molto generoso. Il mio desiderio fin da piccolo era disegnare per la Bonelli. Poi ho avuto la fortuna di essere piaciuto a Sergio Bonelli.
Cosa consigli ai ragazzi che vogliono fare il tuo mestiere?
Di continuare a sognare perché io sono la dimostrazione che quel sogno si può realizzare. Però la mia testardaggine mi ha aiutato e la mia dedizione al lavoro: io lavoro moltissimo senza vacanze e con rare interruzioni.
Hai un personaggio tutto tuo su cui ti piacerebbe lavorare?
È il sogno di ogni disegnatore, ma al momento sono assorbito dal lavoro su Zagor e su Tex.